MUTUI A TASSO VARIABILE E RATA COSTANTE |
Scritto da Federico Lippi | |
venerd́ 30 marzo 2007 | |
Ultimamente ho curato la scheda tecnica per una puntata di "Mi Manda
Rai 3" dedicata appunto a tale tipologia di mutui. Questi contratti
incontrano il favore del pubblico che, attratto dalla suggestione della
rata costante, tralascia di considerare quali insidie si nascondono
nella variabilità dei tassi. COME FUNZIONANO:
Durata inizialmente prevista: da 10 a 25 anni.
All'atto
pratico: la Banca adopera un piano di finanziamento a tasso variabile,
prendendo spunto da meccanismi che, come al solito, provengono dalla
Francia e cioè il noto sistema ad "interesse composto". In breve: ciò
comporta che il capitale rimborsato è di minore entità rispetto a
quello che si sarebbe avuto usando il metodo tradizionale. RISULTATO: Alla fine dei 25 anni l'utente in genere deve ancora rimborsare circa un terzo del capitale, e a ciò deve aggiungere gli interessi sull'importo. Se considerate che gli interesse debbono inevitabilmente aumentare, capirete che la Banca per rientrare del capitale e guadagnare quello che secondo la sua ottica è giusto, deve senza dubbio aumentare l'importo delle rate in corso d'opera. Oppure alla fine dei 35 anni deve richiedere una cifra esorbitante in unica soluzione, pena attivazione della clausola risolutiva. O ancora, in via bonaria, accettare di ripianare il residuo, cioè procedere a un nuovo piano di mutuo. Per darvi un'idea: calcolate che l'onere superiore provocato dalla circostanza di usare questo sistema copiato dai Francesi, è valutabile in circa 2/3 di maggiorazione rispetto a quello tradizionale a tasso variabile che al contrario garantisce al mutuatario anche la durata del rimborso. |
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Ultimo aggiornamento ( venerd́ 30 marzo 2007 ) |