Nel 1969 la CEE (Comunità Economica Europea),
nata dai trattati di Roma il 25.3.1957 tra i 6 Stati Membri Belgio, Francia,
Repubblica Federale di Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, incaricò il Prof. Pierre Werner, allora
Ministro delle Finanze Lussemburghese, di costituire una Commissione di tecnici
che studiasse un progetto atto alla costituzione della Moneta Unica Europea.
Con il Rapporto conclusivo (1970), Werner fissava un
programma per giungere ad un sistema di cambi fissi, rapportati al cambio col
dollaro, ed alla unificazione in dieci anni delle politiche monetarie di tutti
i Paesi membri costituenti l’assetto
Europeo, imponendo a questi il
mantenimento di cambi stabili entro una
banda ristretta di fluttuazione tra le varie monete del +/- 2,25%, ovvero una
banda allargata del +/- 6,00%, riservata a quegli Stati membri con difficoltà
di sviluppo economico, ma comunque,
entro il 1990, fu dichiarato imperativo che tutte le monete sarebbero dovute
rientrare nella banda ristretta del +/- 2,25%.
Solo col verificarsi di detta
situazione si sarebbe potuto realizzare lo SME (Sistema Monetario Europeo), che
avrebbe assicurato il coordinamento monetario, riconoscendo un ruolo egemone
alla banca centrale del paese con la migliore stabilità monetaria per cui gli
orientamenti di tutti gli altri paesi sarebbero stati determinati dalle
scelte di politica monetaria del paese egemone.
Ma l’incapacità o la volontà di
fermare i processi inflazionistici nei paesi
aderenti a tale progetto, denominato “serpente monetario”, portò,
nell’ordine, Gran Bretagna ed Irlanda (entrate all’inizio del 1972), alla fine del 1972, Italia nel 1973 e Francia
nel 1974 ad abbandonare l’esperimento, mentre rimasero nel pro- getto la Repubblica
Federale di Germania, Belgio,
Lussemburgo e Paesi Bassi, Danimarca, e
tutti gli altri Paesi che entrarono alla spicciolata fino al 1979.
Nonostante tale defezione, i
tentativi di cooperazione monetaria da parte di quelli che ufficialmente non
abbandonarono il “serpentone”, non vennero meno e sfociarono, nel 1979, nella
creazione dello SME con l’introduzione della moneta virtuale sperimentale ECU (European Currency Unit = Unità Monetaria
Europea) che, come previsto dal Piano Werner, era determinata dalla media dei
cambi col dollaro di tutte le monete dei Paesi aderenti, variabile di giorno in
giorno, creando una divergenza enorme di cambio tra le proprie monete e quelle
dei Paesi usciti dal “serpentone” e non ancora entrate nello SME.
Alla Germania fù riconosciuto il ruolo di Stato egemone, in
quanto il Marco aveva sempre mantenuto un rapporto pressocché costante col
dollaro mantenendosi sempre a 2 Marchi per ogni Dollaro, e rispettando quindi
sempre il range di oscillazione della fascia ristretta del +/- 2,25%.
Quindi la Germania impose una
politica monetaria che potesse assicurare una media pressocché costante
dell’ECU a vantaggio delle monete più forti, mentre nulla fù fatto per condurre
le monete più deboli alla parità con le altre, come previsto dal Progetto
Werner, ed il risultato fù dirompente per le monete dei Paesi usciti dal “serpentone”,
come la Lira, che ne uscì frantumata rispetto al Franco Francese.
La creazione dell’ECU, che si concluderà con l’avvento dell’Euro, ha
costretto i Paesi, con le monete più deboli, e che definiremo “operai”, a
trovarsi paragonata la propria moneta all’ECU invece che al Dollaro come fecero
invece gli altri stati ricchi, che definiremo “dirigenti” e “funzionari”,
creando una piramide burocratica precostituita dei Paesi forti.
In quest’ultima fase il limite di
divergenza tra una moneta europea e
l’altra era stato portato dal +/- 6,00% previsto da Werner nei primi 10 anni, al
+/- 75,00%, percentuale oltre la quale le banche centrali dovevano intervenire
per riportare con fondi le monete che si trovavano agli estremi della
divergenza ed, alla fine del 1993, calibra anche il limite di fluttuazione di
ciascuna moneta dal +/- 2,25% al +/- 15,00%,
per cui il cambio del Marco poteva variare da 2,30 a 1,70 per l’acquisto di 1
dollaro, mentre quello delle Lire, che richiedeva oltre 1.232,30 per l’acquisto di 1
dollaro, non poteva quindi andare al
disopra di una divergenza di cambio di Lire 2.156,525 per 1 dollaro.
Ma attenzione: la stessa regola
doveva essere applicata anche all’ECU per cui, se le monete forti raggiungevano valori relativamente elevati, le monete deboli, per mantenere l’ECU al livello prefissato,
avrebbero dovuto perdere moltissimo di
valore.
Ad una analisi superficiale, questo enorme aumento delle percentuali di
divergenza e di fluttuazioni poteva apparire come una intenzione dello SME di
venire incontro ai Paesi più deboli, ma questa manovra rivista con migliore
attenzione, causava non più la equiparazione auspicata dal Werner, ma serviva
per proporre ai nuovi arrivati di paragonare le loro monete, non più al dollaro
ma all’ECU.
Nel passaggio all’Euro, vera
moneta reale unica, della moneta sperimentale virtuale ECU, che, convivendo con
tutte le monete dei Paesi aderenti all’Unione Europea, veniva usata
esclusivamente nelle transazioni bancarie,
si operarono una serie di manipolazioni economico finanziarie, in cui i
Paesi meno forti si trovarono indebitati in maniera macroscopica, con
coinvolgimento della vita delle imprese piccole, medie ed alcune grandi, causando impoverimento delle famiglie, perdite
di lavoro ed autentici drammi, ormai all’ordine del giorno, che si concludono
tutti in suicidi: veri “crimini contro l’Umanità”, per salvare le Banche che
hanno gestito male i soldi dei correntisti e degli investitori, piccoli e
grandi, ed i loro errori cercano di ri-metterli al pubblico mediante la vendita
di titoli tossici che sono carta straccia.
Ciò avviene in Grecia, Spagna,
Portogallo, Italia, ed ora pure a Cipro, che stanno perdendo Prodotto Interno Lordo
per mancanza di produzione e vieppiù elevato indebitamento, ottenendo un
rapporto DEBITO / PIL che lievita in modo vergognoso.
Sembra davvero impossibile ipotizzare che si
siano scelte per caso o per errore politiche monetarie i cui risultati
disastrosi per i Popoli dei Paesi più deboli erano facilmente prevedibili;
tutto fa ipotizzare un disegno molto
antico e preciso a danno delle popolazioni dei Paesi costieri del Mediterraneo,
mantenendo salve, se non spesso premiate, le fasce alte burocratiche e politiche,
a totale vantaggio dei Paesi del Nord Europa, che invece cominciano a sentire i
riflessi delle loro macchinazioni.
Una spiegazione ce la fornisce
Amato, il più probabile Candidato Premier, come si evince da questo interes-
santissimo articolo di “Imola Oggi EUROPA UE, NEWS” del 22.4.2013, che ritengo
sia opportuno che tutti conoscano.
Si tratta della riproduzione di una
intervista a Mickey Mouse, ovvero Giuliano Amato, che ci conferma con
naturalezza i motivi per i quali dovremmo
rinunciare alla democrazia, alla libertà, al diritto al lavoro, nonché alla
nostra dignità, per rimpinguare alcuni , e purtroppo non pochi, personaggi che
non hanno mai lavorato, che sono parassiti della Società, che sono abituati a
non prendersi responsabilità, a
disinteressarsi con menefreghismo della vita dei cittadini che hanno loro
permesso di sedere sugli scranni, fiduciosi della realizzazione delle promesse
che risultano invece parole al vento, di essere assenti abitualmente dal loro
posto di lavoro, di fare inciuci, di riempire
le tasche proprie, di amici e parenti, di fruire di fringe benefits, di portare
capitali in paradisi fiscali all’estero, d’imporci decisioni, costringendoci
a rinunciare noi alla nostra sovranità,
e tutto alla faccia nostra!
da ImolaOggi
EUROPA UE, NEWS
apr 22, 2013
22 apr – Giuliano Amato, uno degli architetti del trattato di
Lisbona, ha ammesso che il pensiero dietro il Trattato è di
riportare l’Europa al Medioevo, in una conferenza organizzata dalla
Fondazione Walter Hallstein presso l’Università Humboldt di
Berlino.
Amato è colui che nel 2005 fu incaricato di riconfezionare il
fallito “Trattato Costituzionale” dopo i referendum francese e
olandese. Alla testa di un gruppo di cosiddetti “saggi”
finanziato dalla Fondazione Bosch e chiamato Action Committee for
European Democracy, più noto come “Amato Group”, l’ex
Premier italiano produsse il testo dell’odierno Trattato di
Lisbona, che a parte qualche cambiamento cosmetico è essenzialmente
uguale al trattato costituzionale. Numerosi membri del Gruppo Amato
sono anche membri del neonato European Council on Foreign Relations
fondato da George Soros.
Che cosa è il
CFR, Council on Foreign Relations
Alla conferenza di Berlino, in risposta a Daniel Buchmann del
Movimento Giovanile di LaRouche (LYM), che voleva sapere se Amato sia
ancora favorevole ad un sistema medievale di diritto globale, come
affermò in una famosa intervista a Barbara Spinelli, il “dottor
sottile” ha affermato che l’umanità è vissuta senza stati
nazionali per la maggior parte della sua storia, che le nazioni sono
state inventate nel XVI secolo e hanno raggiunto l’apice nel XX, ma
ora sono “sfidate da molte sfide” (sic). Amato dimentica che
durante la maggior parte della sua storia, quando non c’erano le
nazioni, la popolazione era trattata come le bestie da un’oligarchia
che si considerava investita di autorità divina. L’Europa che
dovrebbe emergere dal trattato di Lisbona non è un sostituto o
un’alternativa allo stato nazionale, ha detto Amato, ma piuttosto
“un ermafrodito” che possiede entrambi i componenti: la parte
istituzionale al di sopra dello stato, e i cittadini (s’intende,
“d’Europa” e non di specifiche nazioni) al di sotto.
Amato si è anche difeso dalle accuse di Buchmann e di un altro
attivista del LYM, James Rea, che gli hanno rinfacciato di
voler promuovere un disegno imperiale e quindi bellicoso.
Gli imperi, ha sostenuto Amato, sono il portato di “dinastie
nazionali” che lanciavano le loro nazioni in guerra l’una con
l’altra. In realtà, gli intenti bellicosi li aveva malcelati Amato
nella sua relazione, sottolineando la necessità di costruire una
polizia anti-terrorismo europea e un esercito comune europeo.
In risposta ad un altro intervento di un attivista del LYM sulla
crisi alimentare, Amato ha negato il ruolo centrale della
speculazione, affermando che la crisi è dovuta all’aumento dei
commensali sulla tavola mondiale.
Non sollecitato, Amato si è anche scagliato contro il ministro
Tremonti, accusandolo di fomentare l’opinione pubblica contro un
“nemico” (la speculazione) senza avere i mezzi per combatterlo.
Ma egli stesso ha fatto riferimento agli articoli 81 e 82 dei
trattati europei vigenti, mostrando di sapere che tali strumenti
potenzialmente esistono.
Da vero sofista, Amato ha suggerito di non attaccare il No
irlandese, ma di produrre idee per ratificare il trattato di Lisbona
senza doverlo riscrivere o organizzare un altro referendum. Sulla
stessa linea sofistica, ha caldeggiato l’idea di un “referendum
europeo invece che dei referendum nazionali”, perché quest’ultimi
tenderebbero a mischiare il malcontento nazionale con i temi europei.
Spingendo questa tesi all’assurdo, Amato ha sostenuto che il No
irlandese era in realtà un Sì all’Europa.
Fonte Movisol
22 luglio 2008
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