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Come augurio a tutti i cittadini di raggiungere al più presto un rapporto ottimale con il Settore del Credito, mi permetto di citare un intervento del Prof. EINAUDI espresso nel lontano 1930: 

Le Aziende di Credito esistenti in Italia non “paiono né troppe né poche. Sono troppe tutte quelle casse e banche – ora assai diminuite però, come si è visto, da allora -  che sono amministrate da asini, da ingordi, da dilettanti e da gente che vuol fare la banca per amor del prossimo.
Sono poche in confronto delle alcune altre migliaia di Banche che potrebbero utilmente lavorare in centri rurali, i quali ora ne sono sprovvisti, in altri centri, dove esistono solo filiali di grossi istituti affaccendate a pompar denari da rovesciare al centro e nelle stesse grandi città, dove gli istituti esistenti non abbiano saputo rispondere alle esigenze di ceti sociali pur bisognosi dell’aiuto della Banca”.

(EINAUDI, 1930)
Riportato nel Rapporto della
Commissione Economic

In questo secolo ci stiamo impattando contro le conseguenze proprio di questa fattispecie, ormai giunta al massimo della macroscopicità, fenomeno che nel 1930 sembrava cominciare a scomparire.

Federico Lippi

Adusbef lascia il ConsumerLab (Monte dei Paschi e associazioni): PDF Stampa E-mail
Scritto da Federico Lippi   
martedì 29 maggio 2012
 Adusbef lascia il ConsumerLab (Monte dei Paschi e associazioni): incompatibili con Alessandro Profumo, paracadutato alla presidenza della banca.

Adusbef lascia il ConsumerLab (Monte dei Paschi e associazioni):


incompatibili con Alessandro Profumo, paracadutato alla presidenza della banca.

 A nome del direttivo nazionale, del Presidente Elio Lannutti e della Segreteria, comunico con rammarico l’uscita dal tavolo Consumatori-MPS (ConsumerLab) di Adusbef, per manifesta incompatibilità con il signor Alessandro Profumo: Adusbef non ritiene opportuno né utile avere rapporti con una banca la cui attività industriale sarà improntata da chi, beneficato di una buona uscita di ben 42 milioni di euro per aver portato il valore della banca da una quotazione di 8 euro, ad una di 1,8, non è per costituzione incline al rispetto dei diritti dei consumatori, degli utenti, dei risparmiatori, degli imprenditori e soprattutto delle regole, che Adusbef difende da 25 anni, avendo come guida l’art. 47 della Costituzione: La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. […]


 Oggi scoppia di nuovo la bolla dei prodotti derivati, “il ritorno degli zombie”, come ha scritto ieri Affari & Finanza di Repubblica, per un valore di 650.000 miliardi di dollari,12 volte il PIL mondiale, lascio a verbale che Unicredit di Profumo (come risulta dagli atti giudiziari che vedono indagati una pletora di dirigenti Unicredit da molteplici Procure della Repubblica), ha impostato come politica industriale il collocamento con destrezza di derivati a clienti e piccole e medie imprese, facendo balenare, qualora non avessero accettato, il mancato rinnovo dell’affidamento. Accusati, tra l’altro, di aver causato il fallimento dell'azienda Divania spa di Modugno, per aver “invitato” il titolare a sottoscrivere prodotti finanziari ad altissimo rischio senza adeguata informazione“. La Divania è fallita.


Ricordo che Adusbef nel 2008, per aver osato denunciare la bolla dei derivati di Unicredit alle Procure della Repubblica, fu oggetto di una accanita ritorsione di cui Consob si rese complice comminando una sanzione economica di 100.000 euro al presidente Elio Lannutti, e che ben due Corti di Appello, di Perugia e Roma, hanno poi annullato. Il signor Profumo è indagato inoltre per abuso di diritto dal Pm di Milano Alfredo Robledo, per una gigantesca evasione di 700 milioni di euro utilizzando il sistema Brontos, risolta con una sanzione di 245 milioni di euro. In questa inchiesta Alessandro Profumo, amministratore delegato di Unicredit all'epoca dei fatti, ha dovuto rispondere di dichiarazione fiscale fraudolenta mediante artifici. Premurosamente il governo Monti, all’art.9 della delega fiscale, si accingerebbe a sanare la macchia, solo se non montasse la rabbia popolare e la consapevolezza di un Senato della Repubblica  non più disponibile a votare a scatola chiusa i provvedimenti salva banchieri.


 Già nel 2008, Adusbef uscì con analoghe, forse più lievi, motivazioni dal tavolo Unicredit. Con coerenza successivamente ha abbandonato i tavoli con l’ABI e quello con Banca Intesa-SanPaolo. Oggi ci vediamo costretti a seguire quella stessa strada, alla luce del fatto che, in un paese bancocratico, i banchieri sono in grado di imporre, a loro favore, buone leggi e migliore stampa, spadroneggiando perfino in Banca d’Italia. Dobbiamo ritenere che il MPS, accettando il riciclaggio di banchieri dismessi, non ritiene un problema il livello di fiducia dei suoi correntisti ed il rapporto con essi, trascurati anche in recenti dichiarazioni del neo presidente della banca: «i nostri rapporti sono con la Fondazione e gli indirizzi sono chiari: puntare a recuperare efficienza, redditività e stabilità patrimoniale». Ecco gli obbiettivi, con promessa di “non guardare al passato”: inutile, cioè, una indagine interna sulla vicenda Antonveneta.


Le nostre banche hanno ricevuto un prestito triennale di 270,8 miliardi di euro dalla Bce al tasso dell’1%, che utilizzano per fare profitti, riacquistare le loro obbligazioni strozzando le piccole e medie imprese e taglieggiando le famiglie: Adusbef non può essere complice di questi gravissimi comportamenti.


Pronti a riconsiderare la nostra posizione, qualora Profumo segua l’esempio del sindaco di Siena, Ceccuzzi.


                                                                                                                Mauro Novelli (Segretario Nazionale Adusbef)


 Roma, 26.5.2012

 
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