Intervento di Elio Lannutti al Senato. 15-2-2011
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lannutti. Ne ha facoltà.
LANNUTTI
(IdV). Signora Presidente, onorevole Sottosegretario, colleghi, abbiamo
ormai perso il conto, non sappiamo se questa sia la 34ª o 35ª fiducia
posta dal Governo su un decreto-legge, il cosiddetto milleproroghe, che
faceva acqua da tutte le parti. La fiducia è quella degli italiani verso
il Governo, come quella dei consumatori e dei risparmiatori verso le
banche. Questa fiducia viene posta invece per assecondare gli interessi
dei grandi potentati economici, in special modo dei banchieri. La
fiducia degli italiani verso il Governo si riduce, a riprova che mettere
nel maxiemendamento i desiderata lorsignori può risultare
controproducente.
Tratterò, quindi, quei profili che riguardano
emendamenti scritti sicuramente sotto diretta dettatura dell'ABI,
l'Associazione bancaria italiana, e di Bankitalia. Altro che Basilea 3,
che in realtà è un pretesto! Sto parlando di emendamenti tendenti a dare
l'ennesimo aiuto ai lorsignori banchieri.
Qualche giorno fa, il
governatore della Banca d'Italia Draghi (si dice che sia candidato alla
Banca centrale europea, Goldman Sachs andrà alla BCE) e buona parte del
direttorio della Banca d'Italia sono andati con il cappello in mano a
Piazza del Gesù, sede dell'ABI, per partecipare all'esecutivo di
quell'associazione. Abbiamo avuto la certezza che dovevano essere
concertate misure salvabanche, oltre alle migliori disposizioni, spesso
fraudolente, per piazzare obbligazioni bancarie in scadenza.
Vorrei
ricordare che nel 2011 ci sono circa 230 miliardi di euro di
obbligazioni bancarie che i risparmiatori non vogliono. I risparmiatori,
già scottati da quel fenomeno che va sotto la voce di risparmio tradito
e soprattutto dal fallimento di Lehman Brothers, (i cui dipendenti sono
rimasti nell'immaginario dell'opinione pubblica come quelli degli
scatoloni) mentre i suoi titoli venivano pubblicizzati come sicuri sul
sito dell'ABI "Patti chiari". I risparmiatori non intendono più
sottoscrivere i titoli patacca, non solo perché non si fidano più, ma
perché, secondo una ricerca Eurispes, le banche sono tra le istituzioni
più odiate dagli italiani.
Ed è proprio questo ultimo rapporto che ha
fotografato un risparmiatore scettico e disincantato rispetto alla
capacità delle banche di contribuire allo sviluppo dei nuclei familiari,
delle aziende e, più in generale, della crescita dell'economia. Gli
istituti di credito risultano infatti avidi, arroganti, menefreghisti ed
inaffidabili, soggetti detestati e detestabili. In particolare,
l'Eurispes attribuisce all'88,3 per cento della popolazione un giudizio
negativo sugli istituti di credito: diversamente da quanto recitava lo
slogan di una famosa pubblicità della cucina Scavolini, le banche non
sono le più amate, ma sono «le più odiate dagli italiani».
In
effetti, non solo chiedere denaro in prestito alle banche, ma anche la
più semplice delle operazioni bancarie - come cambiare un assegno
bancario o circolare di poche centinaia di euro presso lo sportello in
cui è tratto e radicato il conto corrente - diventa una missione
impossibile, perché le banche devono lucrarci, costringendo il cliente
ad aprire un conto corrente che, ricordiamo, costa in Italia 295 euro
l'anno, contro una media dell'Unione europea di 114 euro. Così,
piuttosto che cambiare contanti allo sportello, impongono al cliente di
versare l'assegno sul conto corrente, in modo da poterci lucrare le
commissioni di versamento e di prelievo, i giorni di valuta, oltre ad
evitare qualsiasi rischio.
Da questa ricerca emerge quindi un
giudizio molto critico dei cittadini sulle banche per l'onerosità dei
tassi di interesse applicati ai prestiti e per i costi eccessivi: in
particolare, il 57,3 per cento della popolazione ha indicato un netto
peggioramento perfino della situazione economica individuale degli
ultimi anni, che legato alla tracotanza e alla vessatorietà dei
contratti, all'onerosità dei costi e al fenomeno del risparmio tradito,
ha generato sfiducia e diffidenza, cioè, in generale, una situazione in
cui le banche, come dicevo, sono tra «le più odiate dagli italiani».
Voi, invece, gli offrite l'aiutino, dando fiducia a queste banche che
sono inaffidabili e che hanno perso credito: secondo un sondaggio, l'86
per cento dei clienti e dei risparmiatori ha poca o nessunissima fiducia
nelle istituzioni creditizie; ma voi - ripeto - gli fornite un aiutino,
scrivendo praticamente sotto diretta dettatura dei banchieri degli
emendamenti che dovrebbero davvero far vergognare chiunque li proponga.
Mi riferisco in particolare alle disposizioni per il sistema bancario,
alla trasformazione delle attività per imposte anticipate iscritte in
bilancio relative a svalutazioni di credito non ancora dedotto dal
reddito imponibile, ai crediti d'imposta.
Non trovate dunque 100.000
euro, un milione di euro per aiutare le famiglie bisognose e invece
trovate 141 milioni di euro nel 2011! Se non ricordo male, poi, avevate
promesso al volontariato, al terzo settore, i 400 milioni del 5 per
mille: gliene avete dati 300 - mettendoli in concorrenza con i 100
milioni dati ad altre associazioni, pur meritevoli - mentre date 141
milioni di euro ai signori banchieri, che forse devono pagare quei 40
milioni di euro elargiti a banchieri che se ne sono andati dopo aver
distrutto qualsiasi fiducia.
La cosa che ci fa essere critici è
soprattutto il fatto che in questo maxiemendamento ci sia l'ennesimo
colpo di spugna ai diritti dei consumatori e delle imprese, quelli
conquistati con fatica con l'ultima sentenza delle Sezioni unite della
Corte di cassazione, la n. 24418 del 2 dicembre 2010.
I
risparmiatori, le associazioni, i correntisti si ribellano ai banchieri,
ricorrono alle Sezioni unite di Cassazione, ottengono sentenze, e voi
fate il colpo di spugna sui diritti. Voi, Governo, che avete già
assecondato i desiderata dei banchieri con lo svuotamento della class
action, di quello strumento che in un mercato - non in un feticcio di
mercato - è indispensabile per dare la certezza del diritto e dare degli
strumenti di difesa al popolo dei consumatori. Questa sentenza aveva
posto la definitiva pietra tombale sulle diffuse illegalità bancarie in
merito all'usura legalizzata, denominata anatocismo: gli interessi
capitalizzati trimestralmente. Ebbene, questi giudici hanno stabilito a
Sezioni unite che la prescrizione decennale decorre dal momento in cui
si chiude il conto corrente. E voi invece inserite in questo decreto una
norma ad hoc per cancellare i diritti delle piccole e medie imprese
taglieggiate dalle banche.
Noi dell'Italia dei Valori continueremo a
stare dalla parte della povera gente, voi continuate ad andare a
braccetto con i banchieri. E vedrete che vi troverete molto bene, in
buona compagnia. Ma state certi che, come in passato sono state portate
davanti alla Corte costituzionale norme che cancellavano i diritti e la
Corte costituzionale le ha cancellate, anche questa volta verrà portato
davanti alla Corte costituzionale un vergognoso decreto salvabanche che
cancella i diritti di milioni di consumatori usurati, vessati e
tartassati. (Applausi dal Gruppo IdV. Congratulazioni).
16/02/201
|