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Europa , debito pubblico e doppia moneta , soluzione o abile trappola? PDF Stampa E-mail
Scritto da Federico Lippi   
sabato 20 novembre 2010

“Vivere felici in barba agli economisti”, lo ha scritto giorni fa Marcello Foa (Il Giornale),  dopo aver letto su  sussidiario net una intervista a Paolo  Savona in cui l’economista arriva ad affermare che all’Ttalia converrebbe uscire dall’euro,   rilancio: dovremmo smetterla di dare ascolto a personaggi in sostanza superficiali che evidentemente si sono impigriti ed adagiati sulla loro visibilità e fama, probabilmente determinata dal sostegno del Potere Economico.

Tralasciando alcune domande che vi leggerete se volete  al link accluso in fondo,  vorrei attirare la vostra attenzione su due  punti precisi.

Quando Paolo Torrisi chiede

Come si dovrebbe affrontare allora il problema dei debiti pubblici?

Come si dovrebbe affrontare allora il problema dei debiti pubblici?

Non creando un fondo, ma “parcheggiando” presso un fondo i debiti pubblici in eccesso rispetto al 60% del Pil previsto dall’addendum del Trattato di Maastricht e quindi ristrutturare questo debito a lunga scadenza e a tassi appropriati in proporzione al debito pubblico che viene collocato. Dopo di che, una volta che tutti i paesi hanno una diretta responsabilità sul debito pubblico nella misura del 60% del Pil, si può ripartire con criteri di rigore accettabili.

Faccio presente che la ricetta, che l’Economista Paolo Savona espone, altro non è che  una operazione di consolidamento di debito, in un arco di tempo, lungo non si sa quanto, con enormi danni alla cittadinanza che necessariamente si vedrà aumentare tasse dirette ed indirette, per ottenere in cambio il macroscopico guadagno, non degli Enti Impositori, ma degli Istituti di Credito che finanzieranno il progetto:  sicuramente questo verrà realizzato  con rimborso col metodo Francese,  cosa che senza dubbio  Savona sa bene, che permette di applicare  il solito anatocismo nascosto, il principale  responsabile,  studiato dalle banche, della crescita esponenziale  di un debito Pubblico che non potremo mai arrivare a pagare finchè subiremo una contabilizzazione usuraria .

E’ chiaro che per conoscere l’entità reale del debito pubblico bisognerebbe smontare la contabilità dello Stato a partire dal piano Marshall ad oggi, e certamente  non possiamo accettare in nessun modo che il Settore del Credito si approfitti della anomala dizione sul Testo Unico Bancario che dice “ fanno testo le scritture contabili della banca”.

 

Ed ora passiamo ad altro argomento dell’intervista

Si parla anche della nascita di due monete europee, una più forte e un’altra più debole per i paesi periferici. È uno scenario secondo lei percorribile?

Rispetto a quel che ho detto, non credo ci sia molto scelta per dire se percorrerlo o meno. È meglio, a questo punto, che ogni paese abbia un suo schema su come uscire dalla situazione. Ognuno deve sapere cosa succede e cosa fare qualora si rompa l’Eurozona o addirittura l’Unione Europea. Quindi dovrebbe aver pronte altre alleanze, uno schema di intervento, garanzie da prestare ai mercati finanziari internazionali che altrimenti muoverebbero un attacco al debito pubblico facendolo crollare. Non si tratta quindi di un problema di scelta; il problema è che se non facciamo niente per colmare l’unione politica o dividerci completamente, le soluzioni tampone che si stanno individuando non possono funzionare.

Anche in questo caso il nostro Economista  Savona, continua a proporre soluzioni come se lui appartenesse ad un altro mondo.

Ha evidentemente dimenticato quello che è successo dopo  che fu stabilito da Padoa Schioppa che un euro valeva  1936, 27 ( valore della lira rispetto all’ECU)  invece  di poco più di 1500 lire, ( valore effettivo della lira rispetto al dollaro) operazione questa che ha creato agli Italiani  indebitamenti spropositati, perdita di case, fallimenti e chi più ne ha più ne metta,nel silenzio totale e sospetto della Stampa e  di molti economisti Italiani, che  di converso ha permesso al Settore del Credito, enormi guadagni perché oltre a rivalutare le quote di capitale da rimborsare, ha rivalutato anche gli interessi corrispettivi, e con ogni probabilità il discorso di Savona, fa ritenere che  vi sia un intendimento del Settore del Credito,  di ripercorrere la vecchia strada del facile guadagno

Su Il Foglio lei ha scritto che l’Italia dovrebbe seriamente valutare l’ipotesi di seguire l’esempio del Regno Unito, che è dentro l’Unione Europea, ma fuori dall’euro.

È stata considerata una provocazione, ma non lo è. È una diagnosi che porta ad agire. Non possiamo aspettare che gli eventi si realizzino per reagire: io propongo di agire. Siccome abbiamo capito la situazione, abbiamo ormai esperienze di diverso tipo in questa materia, perché non capitalizziamo queste esperienze? Certo verremmo attaccati politicamente, come sta accadendo adesso all’Irlanda. La mia tesi è quindi: agiamo oggi finché c’è tempo. Non infiliamoci sempre più in una crisi di proporzioni notevoli e di prevedibili sbocchi.

Anche con questa risposta l’indimenticabile Savona  ripropone  uno specchietto per le allodole, ribadendo il concetto di una moneta nazionale ed una moneta Europea come detto sopra.

Ma il nostro Economista forse col passare degli anni ha dimenticato che fu anche lui  uno dei fautori della bocciatura da parte del Settore del credito Italiano, del così detto “serpentone”, che era il progetto elaborato nel 1970 dal Professor Pierre Werner ,  anche questo sparito totalmente dalla circolazione ( forse mandato in vacanza  in Siberia?), che prevedeva l’obbligatorietà di tutti i paesi che volessero partecipare alla  costituzione della Unione Europea, a portare le rispettive monete nazionali ad un livello di cambio paritario, in modo tale che le differenze fossero irrisorie per non pesare sulle spalle delle popolazioni e non abbattere le economie dei vari Paesi.

E’ per questo motivo che Paolo Savona farebbe meglio a mettersi da parte , come anche dovrebbero fare i tanti altri economisti che hanno taciuto o peggio hanno collaborato a questo scempio tutto Italiano che stanno facendo subire alla popolazione.

In questi ultimi nove anni  abbiamo sofferto  e subito disinformazioni di ogni tipo per sviare la attenzione dalla realtà, indirizzandola a quel Settore che attualmente è  ancora rimasto da distruggere , oltre i già abbattuti :   Agricoltura , Artigianato,  Turismo, cioè le attività di PMI ivi incluso il piccolo e medio commercio nazionale.

Infatti non sono stati i commercianti a cambiare il prezzo di 1000 lire in un euro, ma è stato proprio il settore del credito che aveva  già pronti i terminali  regolati in tale senso, mentre si prendevano in giro i cittadini con  la rassicurazione del cartellino col doppio prezzo.

Il danno ormai è stato fatto ed è bene non raddoppiare l’errore fidandoci di chi ci ha già frodato una volta: “ errare humanum est, perseverare diabolicum.”

  Intervista completa                                                                                          

Ultimo aggiornamento ( sabato 20 novembre 2010 )
 
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