“Vivere felici in barba agli economisti”, lo ha scritto
giorni fa Marcello Foa (Il Giornale), dopo aver letto su sussidiario net una intervista a Paolo Savona in cui l’economista arriva ad
affermare che all’Ttalia converrebbe uscire dall’euro, rilancio: dovremmo smetterla di dare ascolto
a personaggi in sostanza superficiali che evidentemente si sono impigriti ed
adagiati sulla loro visibilità e fama, probabilmente determinata dal sostegno
del Potere Economico.
Tralasciando alcune domande che vi leggerete se volete al link accluso in fondo, vorrei attirare la vostra attenzione su
due punti precisi.
Quando Paolo Torrisi chiede
Come si dovrebbe affrontare allora
il problema dei debiti pubblici?
Come si dovrebbe affrontare allora
il problema dei debiti pubblici?
Non creando un fondo, ma “parcheggiando” presso un
fondo i debiti pubblici in eccesso rispetto al 60% del Pil previsto
dall’addendum del Trattato di Maastricht e quindi ristrutturare questo debito a
lunga scadenza e a tassi appropriati in proporzione al debito pubblico che
viene collocato. Dopo di che, una volta che tutti i paesi hanno una diretta
responsabilità sul debito pubblico nella misura del 60% del Pil, si può
ripartire con criteri di rigore accettabili.
Faccio presente che la ricetta, che
l’Economista Paolo Savona espone, altro non è che una operazione di consolidamento di debito,
in un arco di tempo, lungo non si sa quanto, con enormi danni alla cittadinanza
che necessariamente si vedrà aumentare tasse dirette ed indirette, per ottenere
in cambio il macroscopico guadagno, non degli Enti Impositori, ma degli
Istituti di Credito che finanzieranno il progetto: sicuramente questo verrà realizzato con rimborso col metodo Francese, cosa che senza dubbio Savona sa bene, che permette di applicare il solito anatocismo nascosto, il
principale responsabile, studiato dalle banche, della crescita
esponenziale di un debito Pubblico che
non potremo mai arrivare a pagare finchè subiremo una contabilizzazione
usuraria .
E’ chiaro che per conoscere l’entità reale
del debito pubblico bisognerebbe smontare la contabilità dello Stato a partire
dal piano Marshall ad oggi, e certamente
non possiamo accettare in nessun modo che il Settore del Credito si
approfitti della anomala dizione sul Testo Unico Bancario che dice “ fanno
testo le scritture contabili della banca”.
Ed ora passiamo ad altro argomento dell’intervista
Si parla anche della nascita di due
monete europee, una più forte e un’altra più debole per i paesi periferici. È
uno scenario secondo lei percorribile?
Rispetto a quel che ho detto, non credo ci sia molto
scelta per dire se percorrerlo o meno. È meglio, a questo punto, che ogni paese
abbia un suo schema su come uscire dalla situazione. Ognuno deve sapere cosa
succede e cosa fare qualora si rompa l’Eurozona o addirittura l’Unione Europea.
Quindi dovrebbe aver pronte altre alleanze, uno schema di intervento, garanzie
da prestare ai mercati finanziari internazionali che altrimenti muoverebbero un
attacco al debito pubblico facendolo crollare. Non si tratta quindi di un
problema di scelta; il problema è che se non facciamo niente per colmare
l’unione politica o dividerci completamente, le soluzioni tampone che si stanno
individuando non possono funzionare.
Anche in questo caso il nostro Economista Savona, continua a proporre soluzioni come se
lui appartenesse ad un altro mondo.
Ha evidentemente dimenticato quello che è
successo dopo che fu stabilito da Padoa
Schioppa che un euro valeva 1936, 27 (
valore della lira rispetto all’ECU)
invece di poco più di 1500 lire,
( valore effettivo della lira rispetto al dollaro) operazione questa che ha
creato agli Italiani indebitamenti
spropositati, perdita di case, fallimenti e chi più ne ha più ne metta,nel
silenzio totale e sospetto della Stampa e di molti economisti Italiani, che di converso ha permesso al Settore del
Credito, enormi guadagni perché oltre a rivalutare le quote di capitale da
rimborsare, ha rivalutato anche gli interessi corrispettivi, e con ogni
probabilità il discorso di Savona, fa ritenere che vi sia un intendimento del Settore del
Credito, di ripercorrere la vecchia
strada del facile guadagno
Su Il Foglio lei ha scritto che l’Italia dovrebbe seriamente
valutare l’ipotesi di seguire l’esempio del Regno Unito, che è dentro l’Unione
Europea, ma fuori dall’euro.
È stata considerata una provocazione, ma non lo è. È
una diagnosi che porta ad agire. Non possiamo aspettare che gli eventi si
realizzino per reagire: io propongo di agire. Siccome abbiamo capito la
situazione, abbiamo ormai esperienze di diverso tipo in questa materia, perché
non capitalizziamo queste esperienze? Certo verremmo attaccati politicamente,
come sta accadendo adesso all’Irlanda. La mia tesi è quindi: agiamo oggi finché
c’è tempo. Non infiliamoci sempre più in una crisi di proporzioni notevoli e di
prevedibili sbocchi.
Anche con questa risposta l’indimenticabile
Savona ripropone uno specchietto per le allodole, ribadendo il
concetto di una moneta nazionale ed una moneta Europea come detto sopra.
Ma il nostro Economista forse col passare
degli anni ha dimenticato che fu anche lui
uno dei fautori della bocciatura da parte del Settore del credito
Italiano, del così detto “serpentone”, che era il progetto elaborato nel 1970
dal Professor Pierre Werner , anche questo
sparito totalmente dalla circolazione ( forse mandato in vacanza in Siberia?), che prevedeva l’obbligatorietà
di tutti i paesi che volessero partecipare alla
costituzione della Unione Europea, a portare le rispettive monete
nazionali ad un livello di cambio paritario, in modo tale che le differenze
fossero irrisorie per non pesare sulle spalle delle popolazioni e non abbattere
le economie dei vari Paesi.
E’ per questo motivo che Paolo Savona
farebbe meglio a mettersi da parte , come anche dovrebbero fare i tanti altri
economisti che hanno taciuto o peggio hanno collaborato a questo scempio tutto
Italiano che stanno facendo subire alla popolazione.
In questi ultimi nove anni abbiamo sofferto e subito disinformazioni di ogni tipo per
sviare la attenzione dalla realtà, indirizzandola a quel Settore che
attualmente è ancora rimasto da
distruggere , oltre i già abbattuti :
Agricoltura , Artigianato,
Turismo, cioè le attività di PMI ivi incluso il piccolo e medio
commercio nazionale.
Infatti non sono stati i commercianti a
cambiare il prezzo di 1000 lire in un euro, ma è stato proprio il settore del
credito che aveva già pronti i
terminali regolati in tale senso, mentre
si prendevano in giro i cittadini con la
rassicurazione del cartellino col doppio prezzo.
Il danno ormai è stato fatto ed è bene non
raddoppiare l’errore fidandoci di chi ci ha già frodato una volta: “ errare
humanum est, perseverare diabolicum.”
Intervista completa
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