L’idea
è semplice. Ma davvero geniale. Se applicata permetterebbe ai Paesi
europei di disporre di diverse centinaia di miliardi di euro senza nuove
inopportune incursioni nelle tasche dei cittadini.
Porta la firma di
uno degli economisti italiani più saggi e stimati, il preside della
Facoltà di scienze politiche della Cattolica, Alberto Quadrio Curzio,
che l’ha illustrata in pubblico giovedì, durante un convegno organizzato
a Como dallo Studio Legale Associato Vestuti Ceruti Cairoli.
Quadrio
Curzio propone la creazione di un Fondo di euro-sviluppo che emetta
titoli di debito pubblico, i quali, però, avrebbero una particolarità.
Anzi, due. La prima: si tratterebbe di un’emissione europea e non
nazionale. La seconda: tale titolo verrebbe vincolato all’oro, che oggi
giace inutilizzato nei forzieri delle nostre Banche centrali. In che
modo? Non certo vendendolo, ma usandolo come collaterale patrimoniale.
E
qui il discorso diventa molto interessante. Il debito così garantito
permetterebbe di emettere obbligazioni decennali a tassi inferiori di
Eurolandia, in quanto ipersicuro. Ai singoli Paesi spetterebbe l’onere
di pagare gli interessi, bassissimi, senza appesantire il debito
pubblico. Oggi l’oro ha toccato la quotazione astronomica di 1.341
dollari l’oncia, pari a 965 euro. La riserva aurea dei Paesi
dell’eurosistema risulta essere di 355 milioni once. Basta una semplice
moltiplicazione per giungere a un totale di oltre 342 miliardi di
dollari.
Si tratta di una cifra considerevole, che verrebbe ottenuta
quasi a costo zero, perlomeno fino al rimborso del prestito. Ma per fare
che? Quadrio Curzio ha le idee molto chiare. Il «tesoro» europeo non
verrebbe usato per alimentare la spesa pubblica, né per tappare buchi di
bilancio, ma per potenziare le infrastrutture e i programmi di Ricerca e
di Sviluppo; dunque fornendo a Eurolandia le risorse che oggi la
maggior parte dei governi non sa più reperire e che in futuro potrebbero
diminuire ulteriormente.
Sul nostro capo pende, infatti, il nuovo
Patto di stablitià, caldeggiato dalla Germania e dall’Unione europea,
che imporrebbe ai Paesi caratterizzati da un rapporto debito/Pil
superiore al 60% di ridurre l’eccesso del proprio debito di almeno un
ventesimo all’anno se vorranno evitare di incorrere nelle sanzioni di
Bruxelles.
Dunque l’Italia dovrebbe tagliare otto punti in tre anni,
pari a oltre 130 miliardi di euro ovvero manovre da 45 miliardi
all’anno. Contrariamente alla maggior parte degli economisti, Quadrio
Curzio lo ritiene un salasso insostenibile, che rischia di soffocare
l’attuale flebile ripresa economica. Una voce fuori dal coro, quanto mai
benvenuta. È la stessa voce che propone una soluzione semplice a un
problema finanziariamente complesso. Con l’oro come collaterale, per
modernizzare la nostra economia. Perché l’Italia non se ne fa portavoce
in Europa?
Marcello Foa per Il Giornale
|