Ho appena ricevuto via mail questo articolo, e lo propongo immediatamente perchè buon 60% so essere vero e corrispondere a quanto so per certo, Leggetelo con attenzione.
Ovvero: come centinaia di migliaia di cittadini italiani, in gran
parte ancora ignari, verranno chiamati dai Tribunali italiani a pagare
le perdite purimiliardarie degli squali di Wall Street.
DI LUIGI DI STEFANO
mirorenzaglia.org
Tutti abbiamo saputo dei cosiddetti “Mutui subprime” americani, che
sono stati una delle basi della crisi finanziaria planetaria dovuta
alla finanza tossica.
Le banche e le società finanziarie americane concedevano un mutuo per
la casa a soggetti che difficilmente potevano poi pagarlo, ma in questo
modo creavano un credito certo ed esigibile, coperto da una garanzia
immobiliare.
Questo “credito certo” veniva poi utilizzato come base per emettere
altri titoli di credito (i famosi Derivati o Hedge Fund) che con le
cosiddette prassi dell’ingegneria finanziaria veniva moltiplicato
all’infinito.
A dire che su un “credito certo” ad esempio di 100.000$ (il
mutuo) si garantivano cinquanta e cento volte tanto di Derivati ed
Hedge Fund.
Quando il castello finanziario è cominciato a franare, e si
andati dal povero cristo a cui avevano fatto il mutuo, tutto è crollato.
Tranquilli, ci dice il governo italiano. Le banche italiane sono solide
e giudiziose, non hanno fatto mutui subprime e “finanza creativa”. E’
vero che per salvarle dal disastro della crisi planetaria lo Stato gli
ha regalato miliardi di Euro dei contribuenti (sulla cifra vera c’è il
segreto di Stato), è vero che le banche si sono incamerati questi soldi
e stanno strozzando l’economia reale negando il credito alle imprese,
ma sono quisquilie, pinzellacchere.
Voi state tranquilli.
Tutto prende le mosse dalla legge 130/1999 fatta dal governo D’Alema,
quella delle “cartolarizzazioni”. Le banche nel loro complesso avevano,
dopo la crisi del 1992 (uscita dallo SME per le operazioni speculative
contro la lira organizzate dal celebre finanziere Soros attraverso il
“Quantum Fund”, con conseguente svalutazione della lira, crisi
economica etc) avevano migliaia di miliardi di crediti ipotecari e
chirografari di difficile se non impossibile esigibilità. Con la legge
130/1999 gli si consentiva di vendere questi crediti a terzi (appunto
la “cartolarizzazione”) e di mettere in perdita la differenza fra il
credito vantato (ad esempio 100.000€) e il prezzo di cessione del
credito (ad esempio 40.000€), defalcando dall’imponibile fiscale i
60.000€.
Mentre prima il credito “certo e libero” andava dimostrato in tribunale
per poter agire contro il debitore ora diventava “certo e libero” su
semplice dichiarazione della Banca. Mentre prima era vietato cedere un
credito a terzi senza il consenso del debitore ora si poteva cedere
questo credito all’insaputa del debitore (con un semplice annuncio in
Gazzetta Ufficiale (la Banca X ha ceduto i suoi crediti alla Società
Y). E a chi li vendevano questi crediti “certi e liberi” le banche? A
se stesse.
Tutte le banche crearono delle Srl con capitale di venti milioni alle
quali vendettero crediti per migliaia di miliardi di lire, gli
ipotecari al 40% del loro valore nominale, i chirografari al 10% del
loro valore nominale. E come pagarono questi crediti le Srl? Con delle
“obbligazioni”, cioè con delle “promesse di pagamento”, cioè con delle
“cambiali” (nobilitate anche col nome di Derivati ed Hedge Fund,
appunto). Cambiali che erano garantite dal credito acquistato e che
rimaneva al 100% nei riguardi dell’ignaro debitore.
Capito il meccanismo?
Le banche vendettero a se stesse i crediti sottraendo al fisco il 40% o
il 90% dell’imponibile, ma il credito rimaneva al 100% “certo e libero”
in quota a una società di proprietà della stessa banca, che però non ci
pagava le tasse perchè a bilancio questo “attivo” si sottraeva il
“passivo” delle obbligazioni emesse. Ma attenzione: le banche avevano
già recuperato fiscalmente questi crediti poiché aveva già conseguito
il beneficio degli ammortamenti attraverso il dispositivo degli
accantonamenti annuali al fondo di svalutazione crediti e al fondo di
rischio. Di quanto? Diciamo mediamente del 70% (accantonamento del 5%
annuo sul Fondo Svalutazione Crediti (FSV) e di un altro 5% annuo sul
Fondo Rischio Crediti (FRC).
E, di che cifre stiamo parlando?
Le operazioni di cartolarizzazione a partire dal 1999 sono state
attuate dalle maggiori banche nazionali, per un ammontare stimato di
oltre 300 miliardi di euro, pari a circa 580.000 miliardi di lire, con
elusione fiscale derivata che ha aperto una voragine nei conti pubblici
di almeno 150 miliardi di euro, pari a 290.000 miliardi di lire.
Prima fra tante, la Banca di Roma s.p.a. che nel 1999 ha cartolarizzato
oltre 20.000 miliardi di crediti con i multipli delle società da essa
controllate Trevi Finance s.p.a. - Trevi 1 e Trevi 2, seguita a ruota
dalla Banca Nazionale del Lavoro, che ha ceduto i propri crediti alla
S.V.P. Venezia s.p.a. e alla Aeres Finance, che insieme al Banco di
Napoli, hanno ceduto i propri crediti alla S.G.C., dal Monte Paschi di
Siena che ha ceduto alle varie società satelliti; Banca Intesa che ebbe
a cedere decine di migliaia di milioni di euro prima a Intesa Gestione
Crediti, operazioni proseguite anche dopo la fusione in Intesa-San
Paolo, con la cessione da Intesa Gestione Crediti a Castello Finance,
che ha travasato i suoi crediti in Italfondiario, divenuta la più ricca
finanziaria, con un portafoglio da recuperare di oltre 26 miliardi di
euro.
Un’operazione degna di nota è quella compiuta nel 2008 da Unicredit
Banca di Roma che ha cartolarizzato un miliardo e passa di crediti con
la Aspra Finance.
Capito che roba?
Crediti incagliati, già portati in ammortamento per il 70/80% (e quindi
sottratti al fisco), sono ridiventati “veri e liberi” e
contemporaneamente sottraendo al fisco la stratosferica cifra di altri
150 miliardi di € (quattro di cinque leggi finanziarie). 150 miliardi
di € che per “risanare i conti pubblici” lo Stato deve richiedere ai
cittadini, pagati coi nostri stipendiucci, le nostre miserabili paghe
orarie (e mi riferisco ai giovani) di 4 o 5 € l’ora. Vogliamo
ringraziare il Presidente del Consiglio (e il governo, pure di sinistra
(beh, è da ridere no?) che hanno avuto la bella pensata di fare la
legge 130/1999?
Ed ora che abbiamo descritto il prologo, vediamo come, oltre a
rimettere 150 miliardi di € nei conti pubblici, ne dovremo dare altri
300 miliardi agli squali di Wall Street, su sentenza dei tribunali
della Repubblica Italiana. E quindi dove stanno realmente i nostri
“Mutui subprime”
Abbiamo spiegato all’inizio che i mutui sub prime erano in realtà
crediti inesigibili trasformati in crediti “veri e liberi” per
costruirci Castelli Finanziari. E abbiamo citato una serie di società
finanziarie italiane (Trevi Finance s.p.a. - Trevi 1 e Trevi 2, S.V.P.,
Venezia s.p.a., Aeres Finance, S.G.C, Intesa Gestione Crediti, Castello
Finance, Italfondiario) che hanno ricevuto centinaia di miliardi di €
di crediti che “erano incagliati e inesigibili”, ma sono stati
trasformati in “veri e liberi” su semplice dichiarazione delle
rispettive banche. 300 miliardi di € di crediti diventati “veri e
liberi” che si sono venduti a Wall Street per costruire titoli tossici,
ecco i nostri Mutui subprime.
Ed ora che la baracca è crollata Wall Street vuole i 300 miliardi di €
di crediti ed ha già iniziato a rivolgersi ai tribunali italiani, che
già hanno cominciato a pignorare case, depositi bancari e stipendi ai
cittadini italiani ignari.
Spiego il meccanismo usando ad esempio uno di questi soggetti di cui
posseggo la documentazione legale e che posso esibire in qualsiasi
tribunale per dimostrarlo. Dopo la fusione Banca Intesa-San Paolo le
rispettive società che avevano acquistato le cartolarizzazioni (quella
di Banca Intesa era “Intesa Gestione Crediti”) hanno venduto i loro
portafogli a Castello Finance srl. Che ha sua volta ha nominato
“mandataria” Italfondiario spa. Sarebbe che Italfondiario spa riscuote
i crediti per conto di Castello Finance srl, in pratica gli incassi
sono suoi.
Italfondiario attualmente gestisce attività per circa 27,9 miliardi di
Euro per conto di Fortress Investment Group. L’attività di recupero
aggressiva, ha funzionato bene non solo per l’attività principale,
ovvero la gestione delle sofferenze, ma anche per gli altri settori
dell’asset management, come la liquidazione degli immobili, la
riscossione delle fatture esigibili e il recupero di mutui incagliati.
(potete controllare, lo dicono loro: http://www.italfondiario.it/about.asp)
E chi è Fortress Investment Group, socio di maggioranza di
Italfondiario spa? E’ “Fortress Investment Group” LLC, 1345 Avenue of
the Americas, New York, NY 10105,            212-798-6100 .
E qual è il “business” di Fortress Investment Group? Private Equity e
Hedge Fund (http://www.fortressinv.com , potete controllare). E chi
sono i procuratori in Italia di Fortress Investment Group? FIG Italia
S.r.l. e FCF Consulting Srl. E qual’è la sede legale di Castello
Finance srl, Itafondiario spa, FIG Italia S.r.l. e FCF Consulting
S.r.l.? Via del Tritone 181 00187 Rome Italy. Tutti allo stesso
indirizzo. E che fanno? Tutti la stessa cosa: portano sangue fresco
agli squali di Wall Street.
E lo squalo (o il vampiro, se preferite) in questo caso è appunto
Fortress Investment Group, una società finanziaria specializzata in
titoli tossici (http://en.wikipedia.org/wiki/Fortress_Investment_Group)
ma che ha investito anche in Casinò e Corse dei Cavalli, è stata
protagonista di uno scandalo per finanziamenti alla politica (beh,
tutto il mondo è paese) e che ha avuto la quotazione scesa da 16 a 1,7$
e che sta chiedendo ai “debitori italiani”, per mezzo della sua
controllata Italfondiario spa 27,9 miliardi di €, con metodi
“aggressivi” (se ne fanno un vanto, nell’ambiente dei casinò e delle
corse dei cavalli c’è gente rude, maschia, ci faranno rapire dalla CIA
se non paghiamo).
E chi sono i “debitori”?
Siamo noi, io, voi, nessuno può
sapere se è stato “venduto” magari per una posizione di venti anni fa,
se suo malgrado è “stato dichiarato” debitore di un credito “vero e
libero”, se questo debito “dinamico” (perchè lievità come un soufflè
per spese varie, interessi anatocistici, avvocati, ci mangiano tutti) è
aumentato di cinque, dieci, venti volte. Per cui nessuno per ora sa
dagli originari 300 miliardi di € complessivi quanti miliardi pretende
Wall Street. Cinquecento, mille?
Conclusioni
Io ho cominciato questa inchiesta perchè mi ci sono trovato vittima, e
sono rimasto esterrefatto a scoprire nelle mani di chi ero andato a
finire e di chi ero diventato debitore (per una controversia con Nuovo
Banco Ambrosiano del 1990, e ormai dimenticata).
Prima di correre alla Guardia di Finanza devo ricostruire bene tutta la
faccenda, e quindi portare alla luce tutti gli altri organigrammi delle
varie reti di truffa e malaffare.
Perchè sono convinto che dietro ad ogni banca, dietro ad ogni società
di cartolarizzazione, c’è anche uno squalo di Wall Street che ha il
diritto, con una legge italiana sicuramente unica al mondo (e dono di
un governo “di sinistra”), di esibire una dichiarazione fatta da un
altro nel 1999 e costringere il magistrato a depredarvi della casa, dei
risparmi, dello stipendio e della salute.
Per adesso sono decine di migliaia di persone che stanno
subendo queste infamie, presto saranno centinaia di migliaia: dobbiamo
ripagargli 300 miliardi di Euro più gli interessi anatocisti e pure le
spese di recupero.
Attenti perchè vi svegliate la mattina e non avete più niente, nemmeno i soldi per fare la spesa come è successo a me.
E intanto il governo (stavolta “di destra”) ci dice di stare tranquilli. Tranquilli a farci macellare.
Andrò fino in fondo, ci sentiamo alla prossima puntata.
Luigi Di Stefano
Fonte: www.mirorenzaglia.org
Link:; http://www.mirorenzaglia.org/?p=6024
Per chi volesse approfondire la cartolarizzazione dei crediti al seguente link puo' scaricare il pdf completo
http://www.federicolippi.it/component/option,com_docman/task,cat_view/gid,17/Itemid,45/
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