Crisi finanziaria globale: proposte per il G-20”
Il 12 novembre 2008 si è tenuto a Roma, presso la Sala del Refettorio
di Palazzo San Macuto della Camera dei Deputati un dibattito/confronto
economico-politico sulle misure che l’Italia intende proporre per far
fronte alla crisi finanziaria ed economica sistemica. Il seminario
intitolato “Crisi finanziaria globale: proposte per il G-20” è stato
organizzato congiuntamente da 4 organizzazioni, la “Fondazione Bruno
Buozzi”, di ispirazione sindacale, le associazioni “Democratici per la
Democrazia”e “Diritti Civili – Nuova Frontiera”, e l’”Italia dei
Valori” di Antonio Di Pietro. Sono intervenuti politici ed economisti
di tutti gli schieramenti che negli anni passati si sono distinti nella
denuncia della globalizzazione finanziaria senza regole e senza
controlli e nel dibattito per una nuova architettura finanziaria
internazionale, tra cui: il prof. Luigi Spaventa, parlamentari in
carica come Bruno Tabacci (UDC), Massimo Donadi, Renato Cambursano e
Antonio Borghesi dell’IDV, i senatori Elio Lannutti (IDV e presidente
dell’Adusbef)) e Oskar Peterlini (Partito Popolare del Sud Tirolo,
SVP), l’economista Paolo Raimondi, rappresentanti di passati governi
come Mario Lettieri (PD), sottosegretario alle Finanze, Alfonso Gianni
(RC), sottosegretario alle Attività Produttive, Gian Guido Folloni
(UDC), ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Pedrizzi
(PDL), e Giorgio Benvenuto (PD), già presidenti della Commissione
Finanze del Senato, Dario Rivolta (PDL), già vice presidente della
Commissione Esteri della Camera, Rosario Trefiletti, presidente di
Confconsumatori, Luigi Marino (senatore PdCI). L’invito al seminario
diceva: ”Non è solamente la più grave crisi finanziaria e bancaria
della storia. Tutti i settori dell’economia stanno per essere
investiti, intaccando produttività, redditi e consumi. Senza regole
precise e condivise, i salvataggi scompaiono nel buco nero dei debiti e
della speculazione. La liquidità da sola non basta; occorre da subito
affrontare l’emergenza “hedge fund” e la bolla dei derivati finanziari,
a cominciare dagli OTC (over the counter), cioè quelli negoziati fuori
dai mercati regolati e che non figurano sui libri contabili, che
vantano un valore nozionale totale di oltre 600.000 miliardi di
dollari. Non si può pensare di salvare il malato e anche il tumore.
Questo deve essere rimosso. Occorre intervenire globalmente con i
metodi del curatore fallimentare, proteggendo le parti sane e
congelando le parti “tossiche”. Vogliamo riprendere il percorso di
studio e di proposte tracciato in Parlamento dalla mozione Lettieri
(1-00320) per una “Nuova Bretton Woods” dibattuta e approvata già nel
2005 e indicare nuove regole finanziarie e monetarie internazionali e
il progetto di un nuovo modello di sviluppo economico.”
Al folto
pubblico di giornalisti, differenti reti televisive e canali RAI,
economisti, professori universitari ed esperti in materie finanziarie
venuti da varie parti d’Italia, è stato distribuito materiale di
studio, tra cui il testo della famosa “Dichiarazione di Modena” dello
scorso luglio elaborata da un gruppo di lavoro italo - russo per la
riforma del sistema economico globale.
Il prof. Luigi Spaventa, già
ministro del Bilancio (1993-4) e presidente della CONSOB (1998-03), ha
ammonito di un “non vertice” di Washington del 15 novembre che emetta
un comunicato “generico” che rischierebbe di provocare ulteriori
reazioni negative sui mercati finanziari globali. Secondo Spaventa le
linee guida del vertice dovrebbero dire no all’introduzione di un
sistema di cambi fissi, no a misure protezionistiche volte a porre
limiti al libero commercio internazionale e mettere in campo misure per
evitare il passaggio da una recessione ad una depressione.
Spaventa
ha auspicato che il vertice possa essere comunque un luogo dove si
inizino a mettere a punto delle proposte d’intervento coordinato nel
breve-medio termine e dove si inizino a formare delle commissioni ad
hoc per affrontare, tra l’altro, i seguenti punti: rifinanziamento del
FMI (con un contributo significativo anche dalla Cina), che dispone di
risorse (circa $200bn) insufficienti per far fronte agli imminenti
rischi di default di molti paesi emergenti; limiti al leverage per le
istituzioni bancarie che ha portato all’eccessivo indebitamento delle
banche e all’incapacità (colposa o dolosa) di valutare correttamente i
rischi che è certamente stata una delle cause scatenanti del crollo del
sistema finanziario; necessità di mettere mano al “sistema finanziario
ombra”, ovvero ai toxic assets, ai derivati OTC divenuti tossici;
consentire una funzionale “eutanasia” delle agenzie di rating;
combattere i centri offshore dove operano la maggior parte degli hedge
funds.
Per avviare un tavolo di discussione serio su questi temi
occorre delineare un’autorità che a livello mondiale si prenda in
carico la responsabilità di avviare e portare a compimento tali
processi di riforma. Queste proposte incontreranno un grosso ostacolo a
livello politico, anche se il momento storico, che vede molte lobbies
di potere finanziario indebolite, costituisce forse un’occasione unica
per avviare un vero e necessario processo di riforma del sistema
finanziario.
Paolo Raimondi ha sottolineato che le iniezioni di
liquidità a pioggia (ricetta sinora abbondantemente utilizzata dalle
banche centrali globali sia attraverso immissioni dirette che
attraverso tagli dei tassi) non sono la soluzione corretta, o comunque
non sono sufficienti a risolvere la crisi. Con questa liquidità infatti
le banche vanno a cercare di coprire le falle più importanti e urgenti
nei loro libri contabili, come ad esempio quelle sui derivati e non
immettono credito nell’economia reale.
Si richiede un processo di
riorganizzazione fallimentare del sistema finanziario: deve essere
salvato il credito ai settori produttivi, e devono essere neutralizzati
tutti gli assets tossici non funzionali all’economia reale ma frutto
della mera speculazione finanziaria. Per fare ciò occorre che i
Governi, tra le iniziative più urgenti, decidano di “sterilizzare” i
derivati OTC inserendoli in procedura concorsuale e contestualmente
adottare misure che consentano di evitare una stretta creditizia che
vada a colpire le attività reali (aziende produttive, infrastrutture,
tecnologia, redditi di lavoro e delle famiglie).
Gli Stati insomma
devono intervenire a sostegno dell’economia reale adottando lo stesso
spirito d’intervento che delineò FD Roosevelt per l’accordo di Bretton
Woods.
Dopo i saluti di Massimo Donadi e di Antonio Borghesi,
rispettivamente capogruppo alla Camera e responsabile economico
dell’IDV, che hanno presentato il tema del seminario parlando della
necessità di introdurre nuove regole nella riforma del sistema
economico e finanziario globale, Renato Cambursano ha individuato nel
neoliberismo senza regole di Milton Friedman e dei Chicago boys una
delle cause metodologiche dietro alla degenerazione finanziaria e ha
citato un recente articolo di Michael Gorbachev in cui denuncia un
sistema economico che ritiene validi tutti gli strumenti per
raggiungere il profitto, calpestando tutto anche l’etica.
Su
questa linea è anche intervenuto in seguito Alfonso Gianni, che ha
spiegato come la crisi sistemica sia il “coronamento” delle politiche
ultraliberiste elaborate dalla Mont Pellerin Society da economisti come
von Hayek, von Mises e altri a partire dal 1946. Ma, ha sottolineato,
la crisi prima di essere finanziaria è dell’economia reale, come
dimostra anche il fallimento dei mutui sub prime in America, crollati
quando le famiglie hanno smesso di pagare per mancanza di reddito e di
lavoro
Riccardo Pedrizzi ha ricordato alcuni suoi interventi già
nell’anno 2000, rimasti purtroppo inascoltati, dove ammoniva della
crisi finanziaria incipiente e ha ribadito con forza la necessità
primaria di pensare ad un nuovo sistema economico ispirato all’etica
dei valori cristiani e al sostegno del lavoro e della piccola
imprenditorialità.
Mario Lettieri ha presentato la sua mozione per
una Nuova Bretton Woods che fu dibattuta e approvata dalla maggioranza
della Camera già nel 2005 e ha sollecitato le istituzioni parlamentari
a riprendere quel percorso. Dopo aver espresso il suo apprezzamento per
le recenti iniziative di Tremonti quando lavora in campo internazionale
per una riforma del sistema finanziario globale, Lettieri ha ribadito
l’importanza della scelta europea di unità di lavoro e di intenti e ha
condiviso l’idea espressa da molti relatori della necessità di
ridefinire completamente e con giustizia il sistema economico e degli
scambi internazionali, in quanto “è impensabile permettere che si lasci
il continente africano in un sottosviluppo di stampo neocoloniale”.
Bruno
Tabacci ha spiegato come la mancanza di regole e quindi l’uso di una
leva creditizia senza garanzie e quasi illimitata abbia portato alla
formazione di vere e proprie piramidi finanziarie, di catene di
Sant’Antonio che prima truffano e poi falliscono. Tabacci ha poi
richiesto un atteggiamento di maggiore “umiltà” da parte di Tremonti
che, se è vero che oggi è in prima fila nella denuncia delle ragioni
della crisi globale, è altrettanto vero che all’inizio del 2000 era
stato uno dei fautori di una “finanza creativa all’americana”
proponendo l’introduzione di mutui sub prime e varie forme di
cartolarizzazione anche in Italia.
Elio Lannutti ha ricordato le
denunce fatte con Raimondi negli anni passati contro le agenzie di
rating che hanno affiancato gli speculatori nel rifilare derivati e
altri strumenti tossici ai risparmiatori e agli investitori e ha
menzionato che il giorno prima, insieme a Oskar Peterlini, era
intervenuto in Senato per richiedere che le loro differenti mozioni per
“una Nuova Bretton Woods” fossero messe al più presto all’ordine del
giorno. (Una simile mozione è stata presentata da Di Pietro e
Cambursano anche alla Camera.)
Su queste battaglie è intervenuto
anche Rosario Trefiletti che ha annunciato iniziative dei consumatori
per la difesa dei redditi, ricordando che non si pensi di salvare le
banche e le finanziarie speculative in crisi per lasciarle poi
continuare in comportamenti vessatori nei confronti dei cittadini e
dell’economia produttiva. Si è detto d’accordo con Raimondi sul fatto
che i derivati fatti sottoscrivere agli enti locali dovranno essere
modificati radicalmente.
Gian Guido Folloni ha sviluppato
l’importanza di una nuovo coordinamento internazionale capace di
coinvolgere anche i nuovi attori dell’economia e della politica
internazionale come Cina. Russia, India e Brasile che dovrebbero poi
identificare nuovi strumenti di sviluppo e di crescita, come la
creazione di banche di sviluppo a sostegno di investimenti in economia
reale e infrastrutture.
E Giorgio Benvenuto, anche sulla base
della sua esperienza di leader storico della UIL, ha affrontato il tema
della necessaria concertazione internazionale. Concludendo i lavori del
seminario, Benvenuto ha ribadito alcune centralità di intervento futuro
da parte dell’Italia nella riforma del sistema economico internazionale
e cioè lavoro, economia reale e credito produttivo, ruolo unitario
dell’Europa e definizione di una sistema di regole per evitare crisi
future e per rispondere alle sfide epocali e alla richiesta di
benessere condiviso da parte delle generazioni di oggi e di domani.
17/11/2008
Fonte: http://www.adusbef.it
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