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Come augurio a tutti i cittadini di raggiungere al più presto un rapporto ottimale con il Settore del Credito, mi permetto di citare un intervento del Prof. EINAUDI espresso nel lontano 1930: 

Le Aziende di Credito esistenti in Italia non “paiono né troppe né poche. Sono troppe tutte quelle casse e banche – ora assai diminuite però, come si è visto, da allora -  che sono amministrate da asini, da ingordi, da dilettanti e da gente che vuol fare la banca per amor del prossimo.
Sono poche in confronto delle alcune altre migliaia di Banche che potrebbero utilmente lavorare in centri rurali, i quali ora ne sono sprovvisti, in altri centri, dove esistono solo filiali di grossi istituti affaccendate a pompar denari da rovesciare al centro e nelle stesse grandi città, dove gli istituti esistenti non abbiano saputo rispondere alle esigenze di ceti sociali pur bisognosi dell’aiuto della Banca”.

(EINAUDI, 1930)
Riportato nel Rapporto della
Commissione Economic

In questo secolo ci stiamo impattando contro le conseguenze proprio di questa fattispecie, ormai giunta al massimo della macroscopicità, fenomeno che nel 1930 sembrava cominciare a scomparire.

Federico Lippi

Articoli e studi » CRISI FINANZIARIA GLOBALE: PROPOSTE PER IL G 20 PDF Stampa E-mail
Scritto da Federico Lippi   
giovedì 20 novembre 2008
Crisi finanziaria globale: proposte per il G-20”
Il 12 novembre 2008 si è tenuto a Roma, presso la Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto della Camera dei Deputati un dibattito/confronto economico-politico sulle misure che l’Italia intende proporre per far fronte alla crisi finanziaria ed economica sistemica. Il seminario intitolato “Crisi finanziaria globale: proposte per il G-20” è stato organizzato congiuntamente da 4 organizzazioni, la “Fondazione Bruno Buozzi”, di ispirazione sindacale, le associazioni “Democratici per la Democrazia”e “Diritti Civili – Nuova Frontiera”, e l’”Italia dei Valori” di Antonio Di Pietro. Sono intervenuti politici ed economisti di tutti gli schieramenti che negli anni passati si sono distinti nella denuncia della globalizzazione finanziaria senza regole e senza controlli e nel dibattito per una nuova architettura finanziaria internazionale, tra cui: il prof. Luigi Spaventa, parlamentari in carica come Bruno Tabacci (UDC), Massimo Donadi, Renato Cambursano e Antonio Borghesi dell’IDV, i senatori Elio Lannutti (IDV e presidente dell’Adusbef)) e Oskar Peterlini (Partito Popolare del Sud Tirolo, SVP), l’economista Paolo Raimondi, rappresentanti di passati governi come Mario Lettieri (PD), sottosegretario alle Finanze, Alfonso Gianni (RC), sottosegretario alle Attività Produttive, Gian Guido Folloni (UDC), ministro per i Rapporti con il Parlamento, Riccardo Pedrizzi (PDL), e Giorgio Benvenuto (PD), già presidenti della Commissione Finanze del Senato, Dario Rivolta (PDL), già vice presidente della Commissione Esteri della Camera, Rosario Trefiletti, presidente di Confconsumatori, Luigi Marino (senatore PdCI). L’invito al seminario diceva: ”Non è solamente la più grave crisi finanziaria e bancaria della storia. Tutti i settori dell’economia stanno per essere investiti, intaccando produttività, redditi e consumi. Senza regole precise e condivise, i salvataggi scompaiono nel buco nero dei debiti e della speculazione. La liquidità da sola non basta; occorre da subito affrontare l’emergenza “hedge fund” e la bolla dei derivati finanziari, a cominciare dagli OTC (over the counter), cioè quelli negoziati fuori dai mercati regolati e che non figurano sui libri contabili, che vantano un valore nozionale totale di oltre 600.000 miliardi di dollari. Non si può pensare di salvare il malato e anche il tumore. Questo deve essere rimosso. Occorre intervenire globalmente con i metodi del curatore fallimentare, proteggendo le parti sane e congelando le parti “tossiche”. Vogliamo riprendere il percorso di studio e di proposte tracciato in Parlamento dalla mozione Lettieri (1-00320) per una “Nuova Bretton Woods” dibattuta e approvata già nel 2005 e indicare nuove regole finanziarie e monetarie internazionali e il progetto di un nuovo modello di sviluppo economico.”


Al folto pubblico di giornalisti, differenti reti televisive e canali RAI, economisti, professori universitari ed esperti in materie finanziarie venuti da varie parti d’Italia, è stato distribuito materiale di studio, tra cui il testo della famosa “Dichiarazione di Modena” dello scorso luglio elaborata da un gruppo di lavoro italo - russo per la riforma del sistema economico globale.


Il prof. Luigi Spaventa, già ministro del Bilancio (1993-4) e presidente della CONSOB (1998-03), ha ammonito di un “non vertice” di Washington del 15 novembre che emetta un comunicato “generico” che rischierebbe di provocare ulteriori reazioni negative sui mercati finanziari globali. Secondo Spaventa le linee guida del vertice dovrebbero dire no all’introduzione di un sistema di cambi fissi, no a misure protezionistiche volte a porre limiti al libero commercio internazionale e mettere in campo misure per evitare il passaggio da una recessione ad una depressione.


Spaventa ha auspicato che il vertice possa essere comunque un luogo dove si inizino a mettere a punto delle proposte d’intervento coordinato nel breve-medio termine e dove si inizino a formare delle commissioni ad hoc per affrontare, tra l’altro, i seguenti punti: rifinanziamento del FMI (con un contributo significativo anche dalla Cina), che dispone di risorse (circa $200bn) insufficienti per far fronte agli imminenti rischi di default di molti paesi emergenti; limiti al leverage per le istituzioni bancarie che ha portato all’eccessivo indebitamento delle banche e all’incapacità (colposa o dolosa) di valutare correttamente i rischi che è certamente stata una delle cause scatenanti del crollo del sistema finanziario; necessità di mettere mano al “sistema finanziario ombra”, ovvero ai toxic assets, ai derivati OTC divenuti tossici; consentire una funzionale “eutanasia” delle agenzie di rating; combattere i centri offshore dove operano la maggior parte degli hedge funds.

Per avviare un tavolo di discussione serio su questi temi occorre delineare un’autorità che a livello mondiale si prenda in carico la responsabilità di avviare e portare a compimento tali processi di riforma. Queste proposte incontreranno un grosso ostacolo a livello politico, anche se il momento storico, che vede molte lobbies di potere finanziario indebolite, costituisce forse un’occasione unica per avviare un vero e necessario processo di riforma del sistema finanziario.


Paolo Raimondi ha sottolineato che le iniezioni di liquidità a pioggia (ricetta sinora abbondantemente utilizzata dalle banche centrali globali sia attraverso immissioni dirette che attraverso tagli dei tassi) non sono la soluzione corretta, o comunque non sono sufficienti a risolvere la crisi. Con questa liquidità infatti le banche vanno a cercare di coprire le falle più importanti e urgenti nei loro libri contabili, come ad esempio quelle sui derivati e non immettono credito nell’economia reale.

Si richiede un processo di riorganizzazione fallimentare del sistema finanziario: deve essere salvato il credito ai settori produttivi, e devono essere neutralizzati tutti gli assets tossici non funzionali all’economia reale ma frutto della mera speculazione finanziaria. Per fare ciò occorre che i Governi, tra le iniziative più urgenti, decidano di “sterilizzare” i derivati OTC inserendoli in procedura concorsuale e contestualmente adottare misure che consentano di evitare una stretta creditizia che vada a colpire le attività reali (aziende produttive, infrastrutture, tecnologia, redditi di lavoro e delle famiglie).

Gli Stati insomma devono intervenire a sostegno dell’economia reale adottando lo stesso spirito d’intervento che delineò FD Roosevelt per l’accordo di Bretton Woods.

Dopo i saluti di Massimo Donadi e di Antonio Borghesi, rispettivamente capogruppo alla Camera e responsabile economico dell’IDV, che hanno presentato il tema del seminario parlando della necessità di introdurre nuove regole nella riforma del sistema economico e finanziario globale, Renato Cambursano ha individuato nel neoliberismo senza regole di Milton Friedman e dei Chicago boys una delle cause metodologiche dietro alla degenerazione finanziaria e ha citato un recente articolo di Michael Gorbachev in cui denuncia un sistema economico che ritiene validi tutti gli strumenti per raggiungere il profitto, calpestando tutto anche l’etica.


Su questa linea è anche intervenuto in seguito Alfonso Gianni, che ha spiegato come la crisi sistemica sia il “coronamento” delle politiche ultraliberiste elaborate dalla Mont Pellerin Society da economisti come von Hayek, von Mises e altri a partire dal 1946. Ma, ha sottolineato, la crisi prima di essere finanziaria è dell’economia reale, come dimostra anche il fallimento dei mutui sub prime in America, crollati quando le famiglie hanno smesso di pagare per mancanza di reddito e di lavoro
Riccardo Pedrizzi ha ricordato alcuni suoi interventi già nell’anno 2000, rimasti purtroppo inascoltati, dove ammoniva della crisi finanziaria incipiente e ha ribadito con forza la necessità primaria di pensare ad un nuovo sistema economico ispirato all’etica dei valori cristiani e al sostegno del lavoro e della piccola imprenditorialità.


Mario Lettieri ha presentato la sua mozione per una Nuova Bretton Woods che fu dibattuta e approvata dalla maggioranza della Camera già nel 2005 e ha sollecitato le istituzioni parlamentari a riprendere quel percorso. Dopo aver espresso il suo apprezzamento per le recenti iniziative di Tremonti quando lavora in campo internazionale per una riforma del sistema finanziario globale, Lettieri ha ribadito l’importanza della scelta europea di unità di lavoro e di intenti e ha condiviso l’idea espressa da molti relatori della necessità di ridefinire completamente e con giustizia il sistema economico e degli scambi internazionali, in quanto “è impensabile permettere che si lasci il continente africano in un sottosviluppo di stampo neocoloniale”.


Bruno Tabacci ha spiegato come la mancanza di regole e quindi l’uso di una leva creditizia senza garanzie e quasi illimitata abbia portato alla formazione di vere e proprie piramidi finanziarie, di catene di Sant’Antonio che prima truffano e poi falliscono. Tabacci ha poi richiesto un atteggiamento di maggiore “umiltà” da parte di Tremonti che, se è vero che oggi è in prima fila nella denuncia delle ragioni della crisi globale, è altrettanto vero che all’inizio del 2000 era stato uno dei fautori di una “finanza creativa all’americana” proponendo l’introduzione di mutui sub prime e varie forme di cartolarizzazione anche in Italia.


Elio Lannutti ha ricordato le denunce fatte con Raimondi negli anni passati contro le agenzie di rating che hanno affiancato gli speculatori nel rifilare derivati e altri strumenti tossici ai risparmiatori e agli investitori e ha menzionato che il giorno prima, insieme a Oskar Peterlini, era intervenuto in Senato per richiedere che le loro differenti mozioni per “una Nuova Bretton Woods” fossero messe al più presto all’ordine del giorno. (Una simile mozione è stata presentata da Di Pietro e Cambursano anche alla Camera.)


Su queste battaglie è intervenuto anche Rosario Trefiletti che ha annunciato iniziative dei consumatori per la difesa dei redditi, ricordando che non si pensi di salvare le banche e le finanziarie speculative in crisi per lasciarle poi continuare in comportamenti vessatori nei confronti dei cittadini e dell’economia produttiva. Si è detto d’accordo con Raimondi sul fatto che i derivati fatti sottoscrivere agli enti locali dovranno essere modificati radicalmente.


Gian Guido Folloni ha sviluppato l’importanza di una nuovo coordinamento internazionale capace di coinvolgere anche i nuovi attori dell’economia e della politica internazionale come Cina. Russia, India e Brasile che dovrebbero poi identificare nuovi strumenti di sviluppo e di crescita, come la creazione di banche di sviluppo a sostegno di investimenti in economia reale e infrastrutture.


E Giorgio Benvenuto, anche sulla base della sua esperienza di leader storico della UIL, ha affrontato il tema della necessaria concertazione internazionale. Concludendo i lavori del seminario, Benvenuto ha ribadito alcune centralità di intervento futuro da parte dell’Italia nella riforma del sistema economico internazionale e cioè lavoro, economia reale e credito produttivo, ruolo unitario dell’Europa e definizione di una sistema di regole per evitare crisi future e per rispondere alle sfide epocali e alla richiesta di benessere condiviso da parte delle generazioni di oggi e di domani.

17/11/2008
Fonte: http://www.adusbef.it

 
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